Storia di un addio
2 aprile 2014
Il branco si è
rotto.
No, il branco c'è ancora, ma un
pezzetto se ne è andato e tutti abbiamo affrontato la perdita in
modo diverso.
Anche Uria l'ha fatto, a modo
suo.
Quando è arrivata da noi, nel
febbraio 2013 a due mesi esatti, Uria ha trovato un branco umano
con mamma, papà, sorella e due fratelli, ma ha trovato anche la
componente canina del branco nella figura di Emily, la terranova di
11 anni, ormai vecchietta e con le ossa pesanti, ma vigile e
affezionata, capace di insegnare alla piccola lupetta a stare in
mezzo alla gente, a non aver paura delle macchine quando siamo a
passeggio, a stare in giardino tutta la mattina aspettando il
rientro degli umani da scuola o lavoro.
Emily, non sterilizzata e di grossa
mole, dopo una vita passata con noi, all'ultimo calore ha contratto
un'infezione non operabile e mercoledì scorso, 2 aprile 2014,
abbiamo dovuto salutarla per l'ultima volta.
Uria, la mattina di mercoledì, dopo
aver salutato tutti i membri della famiglia in uscita da casa, come
di consuetudine è uscita in giardino con me, ultima ad allontanarmi
da casa, ma al contrario rispetto alle altre mattine, uscendo non
si è precipitata da Emily, è uscita in modo composto (cosa che
ritenevo per lei impossibile), ed è rimasta tutto il tempo a
distanza a guardarmi mentre accudivo Emily (negli ultimi giorni non
poteva muoversi quindi facevamo a turno durante la giornata a
portarle da bere e a sistemarla per quanto possibile).
Era lì intorno, a guardare quello
che facevo ma senza la solita irruenza, senza saltare addosso alla
compagna pelosa come tutte le altre mattine, quasi che non volesse
disturbare in un momento delicato.
Solo quando mi sono allontanata io
le si è avvicinata, delicatamente, e ha cominciato ad accudirla
pulendole gli occhi.
Il veterinario, passando per il
controllo pomeridiano, ha dichiarato che Emily stava soffrendo e
che non c'era più nulla che potessimo fare per aiutarla, quindi ha
proposto un'eutanasia d'urgenza (era passato da noi nel suo giorno
di riposo,ma non se l'è sentita di aspettare altre 24 ore, non
c'era altra possibilità e avrebbe solo prolungato le sofferenze
della cagnona).
Io non ero a casa, non doveva essere
quello il momento, doveva essere solo un controllo... altrimenti ci
sarei stata.
Ma aspettare sarebbe stato solo
egoismo mio e sofferenza per Emily così, dopo una telefonata tra me
e Pier la decisione è stata presa, tra le lacrime del piccolo della
famiglia e, più tardi (in alcuni casi di nascosto), anche degli
altri.
Hanno dovuto tenere in casa Uria per
tutto il tempo in cui c'è stato il veterinario.
Agitata, nervosa, perplessa...
evidentemente non capiva cosa succedesse.
Emily, nel sonno finale, è rimasta
fuori in giardino, al suo posto: è stato un aggravarsi improvviso,
non avevamo preparato nulla, non avevamo preso decisioni su cosa
fare "dopo".
Uria è stata tenuta in casa fino al
mio arrivo, verso sera.
E' uscita in giardino con me ed è
corsa subito dalla terranova.
Tartufo in movimento, ha capito al
volo che qualcosa non andava.
Le saltellava intorno, le toccava il
pelo con i muso, le prendeva in bocca la zampa tirando per farla
muovere, poi le faceva zampe prima piano e poi con maggiore
impeto.
Poi ha fatto una cosa che mi ha
lasciata a bocca aperta: annusando insistentemente la bocca di
Emily pensavo di vederle leccare le labbra dell'amica come aveva
fatto tante volte, invece l'ho vista mettere il muso di traverso
accostando in silenzio il proprio tartufo a quello della terranova
come se ne cercasse il respiro. Annusata, poi fiato trattenuto
accostando naso a naso per sentire.
Non avendo conferma del respiro di
Emily, Uria ha tenuto il suo tartufo appiccicato all'altro e ci si
è sdraiata davanti, muso contro muso. Con l'espressione prima
perplessa e poi sconsolata sembrava stesse realizzando la gravità
della situazione.
Ho pianto. Non ci ero ancora
riuscita.
Il giorno seguente sono rimasta a
casa, abbiamo sepolto Emily in un campo privato dove nessuno le
darà fastidio e siamo rimasti con Uria.
Solo il venerdì mattina è rimasta da
sola, per la prima volta in vita sua.
La vicina di casa mi ha poi riferito
che ha picchiato qualche volta sulla persiana di casa per rientrare
ma poi, capito che la vita doveva ricominciare con i ritmi soliti,
ha passato la maggior parte della mattinata sdraiata nel punto dove
era solita sdraiarsi Emily e dove era stata per l'ultima
volta.
Ad una settimana di distanza, Uria
ha superato quanto successo ma ancora oggi, quando alla mattina,
dopo aver salutato tutti gli altri, apro le persiane per uscire in
giardino, lei si precipita fuori con la solita irruenza di chi sa
che c'è ancora qualcuno da salutare, per poi fermarsi per un attimo
sperduta alla vista del giardino vuoto, si gira, mi guarda e si
siede salutandomi con gli occhi seri di chi ha capito di aver perso
un pezzo di infanzia e che adesso deve comportarsi da
grande.